Inizio La lavorazione della pietra molera
da arte a industria
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Le cave di molera furono per molto tempo una fonte di ricchezza economica per Malnate, così come lo furono, per il resto del Varesotto, molte altre cave e giacimenti (sabbie, ghiaie, porfido, calce, scisti bituminosi, argento).
Nel territorio del comune esistevano 7 cave di arenaria che nel 1873 davano lavoro a una trentina di persone, per 2/3 dell'anno.
Gli operai e i manovali guadagnavano rispettivamente 2 lire e 1 lira al giorno.
Da questa pietra si ricavavano ogni anno un migliaio di "brille da riso" e materiale per fare stipiti, capitelli, colonne, ecc.
Nell''800 veniva utilizzata, oltre che localmente, per la realizzazione degli ornamenti esteriori dei palazzi milanesi.
Molti scalpellini dediti alla lavorazione della molera, erano abili "maister" che sapevano alternare con precisione l'uso della pietra con quello dei laterizi, realizzando opere di grande pregio.
Da un'inchiesta della Camera di Commercio di Varese del 1873, si rileva:
"... i lavoratori malnatesi sono considerati fra i migliori lavoranti della pietra della zona, assieme agli scalpellini di Saltrio e Viggiù e fra di loro si hanno ben 95 operai comuni degli opifici e delle fabbriche di Valle Olona e Varese".

Un altro importante utilizzo fu quello legato alla produzione di mole per affilare lame e utensili vari, a partire dal 1870, grazie all'intuizione del malnatese Gaetano Ermoli.
Venivano costruite le cosiddette "molasse", grandi mole usate nell'industria per processi di abrasione.
Più tardi, nei primi decenni del '900, lo smeriglio, molto più duro e resistente, sostituì la molera: la produzione di queste nuove mole, più funzionali ed economiche, ebbe grande successo.
L'estrazione della pietra iniziò così il proprio declino fino alla definitiva chiusura delle cave.
Negli anni successivi, lo smeriglio fu a sua volta soppiantato da abrasivi sintetici. Anche in questo caso l'industria malnatese seppe mantenere il passo coi tempi, adeguandosi all'utilizzo di questi nuovi materiali.
Con l'abbandono dell'arenaria, gran parte delle maestranze furono impiegate nell'industria delle piastrelle che divenne in breve fiorente.
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